[L’opinione di Guido] La crisi

Ogni vera crisi racchiude in sé la disperazione per un momento esistenziale di cui non capiamo la causa, senza vederne la via d’uscita, e la speranza di un possibile, auspicabile, cambiamento. Credo di interpretare un sentimento comune affermando che la mia generazione, e le generazioni dal dopoguerra ad oggi, almeno nel cosiddetto mondo occidentale, quello “ricco” insomma, non hanno per fortuna conosciuto fame, guerre e simili catastrofi, tali da mettere in dubbio la stessa sopravvivenza della specie umana. Non è più così. La pandemia globale, e la sottostante consapevolezza di un cambiamento climatico da noi provocato e dagli esiti imprevedibili, mi interrogano, ci interrogano su domande, diciamo profonde, che il nostro consueto modo di vivere, diciamo superficiale, non ci aveva abituato a porci. Non sono religioso e non ho ideologie precostituite che mi diano confortanti risposte, per cui da laico mi costringo ad un esercizio che chiamo di verità. Con la modesta presunzione che se mi prendo cura della mia anima in piccola misura aiuto tutti quanti noi in una riflessione collettiva.

Questa è allora una lettera aperta, a me stesso e ai cittadini tutti, affinché usiamo due festività tradizionali di questo periodo, il Natale e il Capodanno, che saranno diversi dai soliti, necessariamente sobri e meditativi, per sbilanciarci e dirci qualche verità. Tra le tante, ho scelto e ve ne propongo tre.

La prima è che siamo mortali. Ognuno di noi ha vissuto i suoi lutti personali, ma come collettività è un’esperienza, qui ed ora, nuova. Terribilmente reale. E abbiamo paura. A cosa può servirci questa paura? A correggere quel senso di onnipotenza che negli ultimi decenni ha nutrito narcisisticamente il nostro modo di stare al mondo. No limits, tutto è possibile. L’uomo, con il suo dio Ragione, è padrone di sé e della natura. La verità, amara, è che non è vero.

La seconda verità è che siamo ignoranti. È la scienza, la nostra moderna fede, a ricordarcelo. I fisici, che studiano la materia oscura, affermano che di essa sappiamo non più del 5%, mentre i biologi, che studiano la materia vivente, più prudenti sostengono che della complessità del nostro essere possiamo maneggiare non più del 3%. Poco o tanto questo 5% o 3%, l’importante è che ne siamo coscienti. Evitando di illuderci delle facili panacee e tirandoci su le maniche per fare la fatica di mettercela tutta. Un esempio attuale del credere d’aver tutto sotto controllo è l’aspettativa che i vaccini eliminino la problematica Covid. Ringraziamo le industrie farmaceutiche di questa formidabile tecnologia, ma, per coerenza con la scienza, dobbiamo affermare che essi risolveranno solo il 3% di tutto ciò che questa pandemia significa. Del 97% poco conosciamo, e l’atteggiamento più costruttivo sarebbe ammetterlo. Non c’è il vaccino dell’ignoranza.

La terza verità è che ci dobbiamo far bastare il pianeta terra. Lo so che stiamo spendendo cifre esorbitanti per ipotizzare la conquista dello spazio. È forse questo il motivo recondito, ancestrale, che ci fa praticare la distruzione sistematica del pianeta in cui viviamo? Il mito di nuovi territori sempre disponibili. La realtà nuda e cruda è che nessuno ci garantisce che riusciremo nell’impresa di darci nuove case nell’Universo. E, specialmente, che è da idioti suicidi scavarci la fossa con le nostre mani dilapidando le risorse limitate del nostro minuscolo salvagente planetario.

Vi chiedo un’ultima cosa, cari colleghi d’umanità, oltre all’invito di dire la vostra, che ascolterò con infinita curiosità. Quanto, secondo voi, queste banali verità si avvicinano ai discorsi che, noi per primi, facciamo tutti i santi giorni? Quanto, chi ci guida, pone onestamente questo tipo di parole al centro del dibattito sociale? Che lo vogliamo o no, questa crisi ci costringerà ad inchinarci alla filosofia, alle domande importanti, invece dell’ingannevole chiacchiericcio sullo smarthphone di ultima generazione. Quando va bene.

Guido Ghidorzi

16 dicembre 2020

Fonte: newsletter il cammino /233

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